Qualche giorno fa, durante la catechesi con un gruppo di giovani che accompagno al sacramento della Cresima, ho chiesto quali fossero i doni dello Spirito Santo. Come al solito, Francesco ha cominciato a rispondere: “Lo so! È il servizio, la comprensione…”.
Non era la prima volta che la risposta di Francesco, proprio a questa domanda sui doni dello Spirito Santo, aveva come risposta “servizio”. Dopo la spiegazione, mi è rimasta l’idea che sicuramente era anche nella mente di quel quattordicenne: il servizio come dono dello Spirito Santo. Non presente nella solita definizione dei 7 doni, ma come dono che viene dato a ogni cristiano e che lo chiama ad assumere il suo ruolo nella vita della Chiesa.
Avere la possibilità di mettere i miei doni al servizio della grande epopea che è l’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù 2023 è, senza dubbio, un’opportunità unica e irripetibile. Don Bosco diceva che “la gioventù è la parte più delicata e preziosa della società umana”. È questa stessa gioventù che ha accolto la sfida di Papa Francesco, lanciata al termine della GMG di Panama, di ospitare a Lisbona il più grande evento del mondo. Questa gioventù (che non esiste da sola, ma è formata dalla diversità di ciascuno di coloro che ne fanno parte) è diversa da quella che ha incontrato Don Bosco per le strade di Torino. È diversa per tempi e luoghi, per sfide e opportunità, ma simile per un aspetto: è chiamata alla santità. Questa è l’enorme sfida che sento come membro del Movimento Giovanile Salesiano e come coordinatore della WYD DON BOSCO 23: camminare verso la santità, guidato dai pilastri della spiritualità salesiana, invitando tutti coloro che incrociano il mio cammino a unirsi a questo percorso.
Sento di trovarmi in un momento storico unico in cui, allo stesso tempo, sono il destinatario e la forza trainante dell’evento che sono stato invitato a organizzare. Mi sento parte di una gioventù che si sente guardata dalla società. Con grande speranza e aspettativa da parte di alcuni, con sfiducia e incredulità da parte di altri. Mi faccio eco di molte delle sfide che Papa Francesco ha lanciato alla Chiesa fin dall’inizio del suo pontificato: alzarsi dal divano, uscire per strada, andare nelle periferie, non avere paura di sporcarsi perché si è cercato di uscire dalla comodità, occuparsi dell’economia sociale, impegnarsi per il bene comune!
Tutto questo dà la forza di ascoltare anche le altre voci, quelle che si levano contro la Chiesa in questo momento e che puntano, in modo mirato, in direzione della GMG. “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi abbattere dal vento e dalla pioggia”, ha detto Papa Benedetto XVI nella veglia della GMG a Madrid nel 2011. Qui non sono il vento e la pioggia a minacciare di abbatterci, ma tutti coloro che non riescono a vedere oltre l’immediato, il ritorno economico e la settimana che si conclude il 6 agosto. Una Giornata Mondiale della Gioventù fa conoscere i suoi frutti in ognuno, nelle comunità, nei movimenti e nei gruppi particolari fino a molto tempo dopo l’evento stesso. Non dimentico che la missione non finisce con la fine della GMG, ma che questa è solo un’altra pietra miliare (e molto grande!) del mio cammino.
Quando ho accettato la sfida di tuffarmi a capofitto nella preparazione della GMG, e soprattutto nell’organizzazione della partecipazione salesiana, non immaginavo certo l’impatto che questo viaggio avrebbe avuto. La motivazione principale è, senza dubbio, la volontà di dare, contribuendo a una GMG migliore in tutte le sue valenze. Che tutti i partecipanti abbiano l’opportunità di sperimentare la stessa amicizia con Gesù e la stessa crescita spirituale e umana che ho avuto io in questo viaggio. Che nasca in ognuno di noi la volontà di mettere a frutto i nostri doni, facendo ciò che sappiamo fare meglio e cercando di costruire ponti con chi è accanto a noi, più vicino o più lontano dalla nostra realtà. È stato un vero entusiasmo (una vera ispirazione divina) poter condividere il mio tempo con i pellegrini che, provenienti dai 4 angoli del mondo, preparano la loro partecipazione a questo grande evento.
Ma il servizio non è solo celebrazioni e obiettivi raggiunti. Il servizio ispirato a Gesù e a Maria, come ci ricorda il tema di questo numero “Maria si alzò e andò in fretta”, è quello che lascia le proprie motivazioni e le integra nella costruzione di un bene più grande. Maria, come mia ispirazione, mi dà la forza di andare sempre oltre e il saggio discernimento per bilanciare l’azione con l’annuncio, l’impeto con la riflessione, i risultati immediati con l’attesa.
Aspetto di avere la capacità di mostrare a tutti, attraverso il mio servizio e la mia dedizione, che ha senso seguire Gesù! Ha senso rispondere all’Amore infinito che ha per noi offrendo il nostro lavoro e la nostra preghiera quotidiana. Che questo annuncio abbia effetto attraverso fatti e parole come quelli che sto scrivendo.
Conosco molti altri giovani che dedicano il loro tempo a questo grande servizio di preparazione alla GMG nei suoi più diversi ambiti: logistica, comunicazione, eventi, pastorale, trasporti, alloggio e altro. È bello vederci dedicati a una causa che non è solo un’altra cosa da fare, un compito o un semplice adempimento del calendario della Chiesa. Mi piace pensare che l’insieme dei nostri doni sia molto più grande della somma delle parti; che nella Chiesa siamo molto più che semplici individui.
Ci sono molti altri motivi e sfide in questo cammino di servizio, ma la compagnia di chi lo condivide con me e di chi mi sostiene, aiuta a sopportare tutte le lamentele e gli scoraggiamenti. Sono convinto che l’idea che era nella mente di Francesco abbia davvero senso: il servizio è un dono dello Spirito Santo, è un cammino verso la santità ed è solo attraverso di lui che ha senso camminare.